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Saggi su letteratura e censura
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Saggi su letteratura e censura
La scrittura e il suo doppio etico. Leggere la cenere.
Saggi su letteratura e censura, a cura di Roberto Francavilla, Roma, Artemide, 2009
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Bisogna stare molto attenti quando si parla di censura. Scrivere è sempre un atto pericoloso per il Potere. Lo rileva anche Leo Strauss in uno dei suoi libri (Scrittura e persecuzione, trad. it. e cura di Giuliano Ferrara, Venezia, Marsilio, 1990) più trascurati dagli studiosi di filosofia politica quando analizza il modo tenuto da molti autori in odore di eresia o di critica al potere politico per evitare le ritorsioni o la vendetta (fisica e morale) di coloro i quali li considerano a ragione i propri più acerrimi nemici. Come salvare la vita e non finire sul rogo (come Giordano Bruno) o in carcere (come Ugo Grozio o Denis Diderot)? La strategia della scrittura trasgressiva in tempi di censura comporta una prudenza nell’argomentazione e una sorta di copertura nella finalità dimostrativa che la critica letteraria può individuare ma che la censura non sempre scopre e punisce.
Quello che, però, di solito, rimane delle azioni censorie più radicali è la cenere delle opere mandate al rogo e bruciate con l’intento di produrre una damnatio memoriae dei loro autori. Censura, tuttavia, non vuole dire (solo) totalitarismo o dittatura o fascismi o assenza di democrazia.
Scrive Roberto Francavilla nell’Introduzione a questo volume che raccoglie gli Atti di due giornate di studio su Letteratura e censura tenute nel febbraio 2008 ad opera di un nutrito gruppo di studiosi e autori letterari:
«Per cominciare, è necessario fugare ogni ombra di dubbio: l’intervento della censura, oltre a essere difficilmente ostacolabile, e spesso troppo ben camuffato per poter essere immediatamente individuato, non è, come normalmente si è portati a credere, specifica prerogativa della dimensione più strettamente totalitaria del potere. Certo, una serie di avvenimenti che la Storia ha impresso in maniera indelebile nella galleria della nostra memoria hanno legato il controllo censorio espresso da regimi tirannici – politici o religiosi – alla sopraffazione, alla lesione dei diritti di pensiero ed espressione, alla distruzione sistematica del libro. La storia del libro è illuminata dai sinistri bagliori lanciati da fiamme. San Paolo, mentre battezza gli abitanti di Efeso (Atti degli Apostoli, IX, 9) considera beati gli uomini che si sono liberati della magia e hanno gettato i libri nel fuoco, sulla pubblica piazza.
Nulla sembra più definitivo, agli occhi del censore, della veloce combustione delle pagine che si accartocciano su se stesse trasformandosi in cenere. Dal rogo della biblioteca di Tebe decretato dal faraone Akhenaton per preservare il monoteismo fino al rituale nazista affidato al fanatismo degli studenti e officiato nel 1933, sulle piazze tedesche, contro ogni pubblicazione che, secondo i dettami di un ideale abietto, veniva dichiara “degenerata”, dalla biblioteca maya consegnata alle fiamme dai vescovi spagnoli nel Cinquecento dei conquistadores fino al fuoco appiccato al cospetto di conniventi osservatori internazionali che nel 2004 ha ridotto in cenere la Biblioteca coranica di Baghdad» (p. 7).
Si tratta di fenomeni tutti aberranti avvenute in epoche ben lontane nel tempo ma confluenti tutti nell’aspirazione a mettere a tacere l’avversario o l’eretico riducendolo in mucchi di ceneri portate poi via dal vento e non più capaci di ricongiungersi in corpi umani e/o in corpora scientifici, letterari, filosofici, spirituali. Il rogo dei libri precede la trasformazione degli uomini in esseri tutti uguali, ben inquadrati, organizzati sotto i vessilli del Potere (è quello che accade agli abitanti di un futuro non poi ancora tanto remoto e descritti con ferocia e stupore da Ray Bradbury in Fahrenheit 451).
Bruciare i libri prima proibiti ed esecrati significa cancellare ogni capacità di dissenso e di impedire “a coloro che verranno” di riuscire ad ottenere un sapere critico e non vincolato alle parole d’ordine dei potenti e dei vincitori. Nei venti testi che compongono questo volume (19 più l’Introduzione di Francavilla) vengono esplorati mondi e universi di discorso unificati tutti da un rapporto più o meno strisciante, più o meno aperto tra letteratura e censura e le pratiche esperite da quest’ultima.
Come scrive Antonio Prete nel suo Letteratura e censura. Qualche passaggio in una riflessione incompiuta : “Eludere la censura. Un’occupazione assidua – per secoli – di poeti e scrittori e filosofi e saggisti. Tra le tante vie, ricordiamone due: la via del mascheramento, la via dell’altrove. La prima spesso ricorre al genere per nascondersi e insieme mostrarsi: travestimento nella leggerezza di un genere che si presenta ...
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Saggi su letteratura e censura, a cura di Roberto Francavilla, Roma, Artemide, 2009
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Bisogna stare molto attenti quando si parla di censura. Scrivere è sempre un atto pericoloso per il Potere. Lo rileva anche Leo Strauss in uno dei suoi libri (Scrittura e persecuzione, trad. it. e cura di Giuliano Ferrara, Venezia, Marsilio, 1990) più trascurati dagli studiosi di filosofia politica quando analizza il modo tenuto da molti autori in odore di eresia o di critica al potere politico per evitare le ritorsioni o la vendetta (fisica e morale) di coloro i quali li considerano a ragione i propri più acerrimi nemici. Come salvare la vita e non finire sul rogo (come Giordano Bruno) o in carcere (come Ugo Grozio o Denis Diderot)? La strategia della scrittura trasgressiva in tempi di censura comporta una prudenza nell’argomentazione e una sorta di copertura nella finalità dimostrativa che la critica letteraria può individuare ma che la censura non sempre scopre e punisce.
Quello che, però, di solito, rimane delle azioni censorie più radicali è la cenere delle opere mandate al rogo e bruciate con l’intento di produrre una damnatio memoriae dei loro autori. Censura, tuttavia, non vuole dire (solo) totalitarismo o dittatura o fascismi o assenza di democrazia.
Scrive Roberto Francavilla nell’Introduzione a questo volume che raccoglie gli Atti di due giornate di studio su Letteratura e censura tenute nel febbraio 2008 ad opera di un nutrito gruppo di studiosi e autori letterari:
«Per cominciare, è necessario fugare ogni ombra di dubbio: l’intervento della censura, oltre a essere difficilmente ostacolabile, e spesso troppo ben camuffato per poter essere immediatamente individuato, non è, come normalmente si è portati a credere, specifica prerogativa della dimensione più strettamente totalitaria del potere. Certo, una serie di avvenimenti che la Storia ha impresso in maniera indelebile nella galleria della nostra memoria hanno legato il controllo censorio espresso da regimi tirannici – politici o religiosi – alla sopraffazione, alla lesione dei diritti di pensiero ed espressione, alla distruzione sistematica del libro. La storia del libro è illuminata dai sinistri bagliori lanciati da fiamme. San Paolo, mentre battezza gli abitanti di Efeso (Atti degli Apostoli, IX, 9) considera beati gli uomini che si sono liberati della magia e hanno gettato i libri nel fuoco, sulla pubblica piazza.
Nulla sembra più definitivo, agli occhi del censore, della veloce combustione delle pagine che si accartocciano su se stesse trasformandosi in cenere. Dal rogo della biblioteca di Tebe decretato dal faraone Akhenaton per preservare il monoteismo fino al rituale nazista affidato al fanatismo degli studenti e officiato nel 1933, sulle piazze tedesche, contro ogni pubblicazione che, secondo i dettami di un ideale abietto, veniva dichiara “degenerata”, dalla biblioteca maya consegnata alle fiamme dai vescovi spagnoli nel Cinquecento dei conquistadores fino al fuoco appiccato al cospetto di conniventi osservatori internazionali che nel 2004 ha ridotto in cenere la Biblioteca coranica di Baghdad» (p. 7).
Si tratta di fenomeni tutti aberranti avvenute in epoche ben lontane nel tempo ma confluenti tutti nell’aspirazione a mettere a tacere l’avversario o l’eretico riducendolo in mucchi di ceneri portate poi via dal vento e non più capaci di ricongiungersi in corpi umani e/o in corpora scientifici, letterari, filosofici, spirituali. Il rogo dei libri precede la trasformazione degli uomini in esseri tutti uguali, ben inquadrati, organizzati sotto i vessilli del Potere (è quello che accade agli abitanti di un futuro non poi ancora tanto remoto e descritti con ferocia e stupore da Ray Bradbury in Fahrenheit 451).
Bruciare i libri prima proibiti ed esecrati significa cancellare ogni capacità di dissenso e di impedire “a coloro che verranno” di riuscire ad ottenere un sapere critico e non vincolato alle parole d’ordine dei potenti e dei vincitori. Nei venti testi che compongono questo volume (19 più l’Introduzione di Francavilla) vengono esplorati mondi e universi di discorso unificati tutti da un rapporto più o meno strisciante, più o meno aperto tra letteratura e censura e le pratiche esperite da quest’ultima.
Come scrive Antonio Prete nel suo Letteratura e censura. Qualche passaggio in una riflessione incompiuta : “Eludere la censura. Un’occupazione assidua – per secoli – di poeti e scrittori e filosofi e saggisti. Tra le tante vie, ricordiamone due: la via del mascheramento, la via dell’altrove. La prima spesso ricorre al genere per nascondersi e insieme mostrarsi: travestimento nella leggerezza di un genere che si presenta ...
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alberto- Messaggi : 138
Data d'iscrizione : 13.05.10
Località : Roma
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