Distesa, sui letti di piombo
scorsi una duna morbida
Aveva il colore del cielo.
Sembravano fianchi,
sembrava lo strumento di mille cantori.
Un istante.
La schiuma divenne orizzonte rosso.
Mi attraversò.
E i cantori sollevarono il loro canto.
Mi attorcigliai alle braccia di quella duna,
come fossi corda,
Come fossi tu, amor mio.
Si alzò il vento,
si alzò il canto,
e tutti i sassi neri del fiume stonato
si rivoltarono affamati
sulla duna irraggiungibile del cielo.
Il canto si confuse ai ciottoli
e il loro sbattere divenne un tamburo,
un cuore.
Avvolta come corda
a quelle braccia
a tutto quel corpo.
Si graffiò via tutto in un boato al tramonto.
Il vento buttò via tutto
in mare.
Ed ogni giorno, da allora,
quel mare sorride
e solleva
il sole.

Avvolta come una corda a quelle braccia... Bellissima poesia, Gabry...continui a stupirmi.

Admin ha scritto:Avvolta come una corda a quelle braccia... Bellissima poesia, Gabry...continui a stupirmi.

Scrivere è gioia, una enorme gioia. Una magia a tutti gli effetti.
Ciao Ciao.

Dal punto di vista formale noto una buona scelta dell' a capo, che scandisce il rapporto tra parola e silenzio e la scelta di immagini prelevate dalla realtà quotidiana adattate ad un contesto poetico

alberto ha scritto:Dal punto di vista formale noto una buona scelta dell' a capo, che scandisce il rapporto tra parola e silenzio e la scelta di immagini prelevate dalla realtà quotidiana adattate ad un contesto poetico

Ritengo che in pochi posti come nella realtà quotidiana, sia nascosta l' essenza della poesia.
Quando ciò che guardi, foss' anche il pavè delle strade, lo guardi con amore, ne cogli e ne rispetti la memoria, esso ti restituisce gratitudine in poesia.
Grazie del commento. Mi hai fatto notare qualcosa di cui non mi rendevo conto.
Gabriella